Sardinian Pills: Questa settimana pillole di… antropologia!
La nostra esistenza é connessa ad un filo invisibile, che lega la vita e la morte. Di quest’ultima, non ne vorremmo parlare, vorremo evitarla, ma la stessa fa parte del ciclo della vita, ne segna la parte finale, ed è comunque una parte intrinseca delle nostra esistenza. Potrebbe derivare da un percorso di sofferenza, essere improvvisa e inaspettata, oppure in alcuni casi, siamo noi stessi a cercarla. Nel caso de s’accabadora però, abbiamo una persona, che sotto il consenso dei parenti o talvolta della persona stessa, aiutava il trapasso di coloro che per motivazioni differenti, non riuscivano a passare a miglior vita.
Facciamo però un salto nel tempo, e cerchiamo di dare una contestualizzazione temporale e fisica a questa figura controversa, affascinante e macabra allo stesso tempo. Già dal 1800 alcuni viaggiatori e scrittori come Alberto della Marmora e William Henry Smyth scrissero de s’accabadora nei loro libri. Ma l’evidenza dell’esistenza di questa pratica in Sardegna e di queste donne atte ad eseguirla, ci viene data nel 2005 con la pubblicazione del libro Deus ti salvet Maria, a cura di Eliano Cau, che ricorda l’attività missionaria in Sardegna del gesuita Giovanni Battista Vassallo, che fece un’opera di evangelizzazione dell’isola nella metà del 1700. Egli, insieme al poeta-gesuita Licheri, denunciò e condannò l’operato della femmina accabadora. Licheri con le sue poesie, ci da una precisa testimonianza e ci conferma l’effettiva esistenza di questa figura nell’isola, figura di cui, negli anni si è cercato di cancellare il ricordo o di negarne l’esistenza [Ho visto agire s’accabadora, di Dolores Turchi].
Possiamo tradurre il termine accabadora, in lingua italiana, come “colei che finisce, colei che pone fine alla vita”. Il suo compito, era infatti quello di accelerare il passaggio alla morte per coloro che pativano una lunga agonia sul letto di morte e non riuscivano a lasciare la vita terrena. Si pensava che chi faceva fatica a morire, si fosse macchiato di alcuni peccati gravi durante la vita e l’agonia fosse la pena da pagare per queste colpe. In passato, erano considerati peccati gravi quelli legati alla vita agropastorale, come rubare gli alveari, bruciare il giogo dei buoi o rimuovere pietre di confine. Non è un caso che uno degli strumenti utilizzati dall’ accabadora, fosse proprio il giogo, che veniva posto sotto il capo del moriente. Giogo, cuscino, martello di legno è così che queste donne ponevano fine all’esistenza. Interessante é riflettere sull’importanza della figura femminile, che ancora una volta è protagonista nel ruolo della vita e della morte. La donna infatti è colei che da la vita, ma anche colei che è capace di “mettere il malocchio” e di toglierlo grazie alle medicine antiche (https://www.andaliatour.com/sardinian-pills-non-e-vero-ma-ci-credo-la-credenza-ne-socru-malu-in-sardegna/), era colei che conosceva le erbe ed era capace di curare i sofferenti con decotti e unguenti, e infine, come nel caso dell’ accabadora, era anche colei che aveva il compito di accompagnare alla morte.
Ci sono state delle testimonianze viventi, possiamo leggerne in merito nel libro già citato di Dolores Turchi, oppure andare a visitare il museo etnografico Galluras a Luras, dove si può vedere il martello usato da s’accabadora e scoprirne di più grazie alle ricerche e alla raccolta delle ultime testimonianze di chi ha visto agire queste donne, a cura di Piergiacomo Pala, che dopo trent’anni di ricerca ha deciso di pubblicare un libro intitolato “Antologia della femina agabbadora”. Un altro libro di grande successo, che ha ispirato anche un film, è il libro di Michela Murgia, che con il suo “Accabadora”, ha fatto conoscere al mondo questa figura ormai quasi dimenticata anche in Sardegna.
Con protagonista s’accabadora, è nata, un po’ in sordina, anche un’antologia di video, frutto dell’estro di una ragazza di Burcei, Lorella Piccioni, che con la sua ironia e creatività, è riuscita a dare una luce un po’ diversa e a riadattare in chiave comica questo controverso personaggio. La commedia su s’accabadora, era già stata studiata tempo fa e portata in scena insieme alla compagnia teatrale “Impari po’ apprettu” di Burcei, di cui Lorella fa parte. Autrice ed attrice stessa dei video-commedia su s’accabadora, in questo periodo recente di lock down, che tutti abbiamo vissuto con particolare ansia e preoccupazione, è riuscita ad allietarci e farci sorridere col suo sarcasmo. Tutti aspettavano l’uscita dei video successivi, che in poco tempo sono diventati virali e sono stati seguiti anche da molti sardi nostalgici, che la quarantena, l’hanno vissuta in paesi lontani dalla Sardegna. Con il sostegno dei familiari e della madre in particolare, che l’ha convinta a girare questi video, Lorella è riuscita ad avere solo con la prima scena più di 35.000 visualizzazioni tra i suoi canali social e youtube. Studiati e recitati in lingua sarda campidanese, con una ricerca particolare dei termini e del vestiario, Lorella è riuscita a farci capire, che s’accabadora, era una donna comune con tutti i problemi e le vicissitudini che una persona può vivere nella vita, ma con un compito ben più alto e gravoso… quello di dare “la dolce morte”.
Lorella Piccioni: s’accabadora in tempo di corona virus: https://www.youtube.com/watch?v=OVpPQMk5Nss o https://www.facebook.com/lorella.piccioni.1
Fonti: “Ho visto agire S’accabadora” di Dolores Turchi
Se ti è piaciuta questa “puntata” di Sardinian Pills, seguici, metti mi piace alla nostra pagina facebook e non perderti le prossime “pillole”!
Dai un’occhiata anche alla nostra pagina dedicata ai tour culturali: https://www.andaliatour.com/cultura/